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Il rovescio a una mano spianato dalla brutalità, perde il controllo. Di controllo si parla, di controllo si muore. I giocatori di talento (con rovescio a una mano) hanno bisogno di variazioni continue per essere competitivi negli Slam.

Guardando questa prima parte di stagione viene in mente che nei primi 20 sono rimasti solo due panda dal rovescio a una mano. Tsitsipas e Musetti (Corollario).

Teorema: oggi, quando uno col rovescio a due mani e il dritto molto forte incontra uno che gioca un rovescio a una mano, quello che gioca a una mano è un uomo morto. E se non usa la tecnica spezza ritmo viene imprigionato in una zona di campo dove non può reagire. Tecnicamente non riesce ad avere i riflessi nemmeno per abbozzare una reazione, perché non capisce da che prospettiva arrivano le pallate. Tende a giocare in sbilancio per posizione in campo e dinamica del corpo-braccio-attrezzo.

A Rotterdam, si è visto un Sinner, che ha danneggiato il rovescio di Tsitsipas e di Wawrinka (uno dei più forti rovesci dal polso d’acciaio), più volte, spingendo col suo dritto penetrante sul rovescio dei due. Tantissimi gratuiti in arretramento, cercando l’equilibrio e non trovandolo. Tantissimi, un mazzo di gratuiti. Nell’epoca dei 3 fenomeni, Wawrinka è stato l’unico ad aver vinto 3 Slam giocando a una mano sola (Federer a 20, ricordiamolo). Tutti giocatori che servono bene, con un gran dritto; colpi che servono per proteggere un po’ il lato debole del rovescio. Federer proteggeva il suo rovescio coperto anche con lo slice di rovescio. Wawrinka aveva un polso di ferro. Lo stesso Thiem aveva il polso di ferro su quel rovescio a una mano. Purtroppo a furia di frustate si è rotto. Ecco che, allora, viene da pensare che nell’epoca del tennis industriale e robotizzato, bisogna imparare assolutamente a spezzare il ritmo agli Alcaraz o ai Sinner che ti mettono nell’angolo con i loro colpi più pesanti. Vedi Musetti contro Tsitsipas a Barcellona, che ha continuato a giocare il rovescio coperto andando fuori giri e vedi la punizione grave subita da Tsitsipas contro Alcaraz; Tsitsipas che ha fatto lo stesso errore in finale. A una velocità ancor più alta. Nessuno dei due tennisti che propongono la soluzione a una sola mano dal lato rovescio, hanno imparato la risposta bloccata in back o chop e, nessuno dei due, spezza il ritmo con dei back-slice o comunque usando il lungolinea (sempre col taglio). Il lungolinea in back basso! Musetti, avrà tempo di lavorarci, e sicuramente riuscirà a metterci qualche pezza. Il servizio, anche quello, non ha variazioni. Sia Tsitsipas che Musetti hanno variato pochissimo le rotazioni. Nel caso di Musetti una rimessa in gioco e nel caso di Tsitsipas un servizio quasi sempre piatto e leggibile. Per Tsitsipas ci sono delle responsabilità anche nel team che in 4 o 5 anni non è riuscito a inserire un rovescio che dia fastidio a chi continua a pestare come un folle sul quel punto. Attenzione perché questa cosa fa tutta la differenza del mondo e può contenere e a tratti disinnescare anche i più forti. In Tsitsipas c’è poi un’aria distimica e un briciolo di rassegnazione. Alcaraz, in virtù del suo strapotere fisico e di anticipo, gioca quasi sempre la smorzata buttandoti fuori un po’ e entrando ben dentro lui. Ma diciamo che il 30 % delle volte, i drop, si potevano intercettare. Ma è li che il greco deve tenere lontano Alcaraz giocando i tagli e poi entrando col suo colpo più forte: il dritto. O cercando soluzioni con gli angoli stretti sempre di dritto. O seguendo a rete. Vero è, che con l’evoluzione del gioco e la velocità 4.0 c’è sempre meno tempo per pensare e spesso i giocatori sono restii a cambiare, se vicino non hanno una personalità forte che li rassicuri. Forzare un piccolo cambiamento e scontare qualche errore in più oggi, per avere una situazione più stabile domani. Le giovani generazioni hanno meno in testa questo tipo di mentalità. Sinner ce l’ha. Alcaraz anche. Ce l’avevano Nadal e Djokovic.

Altrimenti, si fa l’errore di rincorrere tutti dietro a un modello imposto con la forza e la brutalità, un modello dalla programmazione millimetrica, e la risultante è che tutti quanti devono mettere su fisico per stare dietro a una velocità folle. Tutti dietro ad Alcaraz. Musetti ad esempio ha messo su parecchi muscoli, ma il suo tennis veloce e di talento ne risente in questa prima fase di cambiamento fisico. Ogni giocatore deve, insieme al suo team, lavorare sui suoi punti di forza. Uno come Musetti ora può imparare tantissime cose da usare in futuro. Non inseguendo il tennis muscolare di una divinità messa sul piedistallo da tutto l’apparato, ma lavorando su quei colpi di genio che possono disinnescare la brutalità. Sono cose semplici da cantierizzare, ma occorre mettere in discussione alcuni aspetti del gioco e lavorarci. Dopodiché, uno può anche fermarsi e dire: quello che mi interessa e avere una discreta carriera nei 15 e vincere 2 ATP 1000 e stare tranquillo. Va bene tutto, ognuno deve fare quello che si sente e quello che non gli provoca tensione. Ma per diventare giocatori da Slam occorre mettere in discussione un po’ di cose e lavorare di conseguenza. La visione deve essere sui 2 anni per Musetti che è ancora giovane. Musetti, Tsitsipas non potranno mai avere la potenza dello spagnolo, ma possono mettere in campo quelle variazioni continue che possono creare difficoltà. Perché se trovi anche una piccola strada, togli sicurezza e timing allo spagnolo. Sento commenti fuori luogo: bisogna trovare uno da mettere contro Alcaraz altrimenti per tot. anni non si gioca più e via via via… Ma si, lo si dice da molto che Alcaraz vincerà parecchio, però nel tennis bisogna trovare le contromisure per arginare la potenza e provocare delle crepe nella dinamiche e nelle certezze altrui. Anche se tutto sembra perduto e si pensa che contro la brutalità derivante dall’atletismo elevato potenza non ci sia nulla da fare.

Alcaraz come scrissi tempo fa è “evoluzione” di Djokovic (la seconda parte di carriera di Djokovic – quella più varia). In primis perché è elastico e mobile come lui e questo ha fatto si che i due potessero giocare sia in attacco che in difesa un tennis fuori dalla portata. E in secondo luogo l’Alcaraz odierno lo ricorda nella risposta profondissima e negli angoli. Nel cambio tattico dal lato del rovescio, incrociato-lungolinea (molto simile). La mobilità è il primo aspetto che hanno in comune. Altra questione che li accomuna è la visione geometrica del rettangolo di gioco, rispetto a tutti gli altri. Una visione per punti focali del campo. Una naturale propensione a usarlo tutto e a trovare angoli e profondità. A posizionare la pallina quasi con la mano per il grande controllo sui colpi fondamentali. Poi Djokovic è goat dei cervelli (e anche Alcaraz per la sua età ha una bella testa da tennis – soprattutto perché dà l’dea di divertirsi e questo è fondamentale – molti sono troppo seriosi). Da quel punto di vista li è il primo Nole. La gestione tecnico/tattica del serbo dentro e fuori dal campo non è replicabile. In tutti e due i casi difendono offendendo. Alcaraz, arriva però ancora prima. Legge meglio quello che accade dall’altro lato della strada. Djokovic era più un difensore puro, Alcaraz ha rivoluzionato il gioco offendendo meglio, anche da linee arretrate difensive. Queste spaccate, però, costano qualche infortunio. Il goat dei cervelli sapeva dove e quando fermarsi. Ma spaccava bene anche lui. Alcaraz è troppo esuberante e da vedere nel 3 su 5 (non basta una finalina vinta, non senza difficoltà, con Ruud agli US Open). Dovrà darsi regolata. Non è possibile sostenere questo tennis globale negli Slam e su tutta la stagione. Attenzione che non è da prendere alla lettera la questione dell’evoluzione rispetto a Djokovic. Il giocatore a cui può essere sovrapposto di più è Djokovic. Poi Alcaraz è chiaramente più bravo nei pressi della rete e con la mano pura. Ma per un 70% di questioni lo replica al meglio. Alcaraz fa tutto più naturalmente. Se vogliamo essere precisi, Alcaraz è un nuovo tipo di giocatore immanente, che ricorda per alcune cose Djokovic e poi nessuno. Nessuno. Il servizio, ad esempio, è personalissimo. Credo non sia più di 180 cm, ma da quell’altezza non si è mai visto nessuno servire così.

Per Tsitispas e Musetti ricordarsi bene di guardare lo slice di rovescio di Roger. In slow motion. Con quello slice ha disinnescato parecchie bordate. Ci ha anche vinto i match più importanti.

Buon proseguimento, Piacentini Gianluca.

Postato il 24.4.23 alle 14,30

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