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Musetti in bilico tra la critica cinematografica e il gesto bianco da mandare a oltranza.

Siamo alle porte di una semifinale importante per la carriera del giovane Musetti. La partita con Fritz era fattibile per questo Musetti. Era nell’aria. Non era facile, ma era nell’aria che il carrarino potesse rimbambire il gioco. Il rimbambimento del gioco è una modalità a cui Musetti può accedere alla bisogna. E, infatti, Lorenzo, ha devastato i 4 schemi da cementificio armato della maniscalca nevrotica Frizzata, seguita da 4 finti pupazzetti tecno-socialmente – fascinosi, nel box. E’ un pacchetto che vien via tutto assieme. Lo si trova sulle grandi piattaforme di e-commerce e vien via tutto compreso.

Ora, l’ostacolo è ben più duro. C’è quel Mario Merola from Belgrado da sempre attore, improvvisatore, imitatore, illusionista, circense. Un carattere. E qui la partita, questa volta, va preparata non tanto concentrandosi sul giocatore Merola, ma sulla parte traspositiva dell’attore. Djokovic, quasi mai, porta in campo la vera versione di sé stesso.  Manda in pezzi il suo fulcro psichico centrale più volte, per virare verso visioni archetipiche anche in divenire, ma sempre atte a mandare messaggi subliminali fini e poco decifrabili da chi non ha esperienza.

Vedi Rune. Nel secondo set, sul 3 pari, Djokovic ha inscenato un fake problema allo stomaco, confabulando col suo box in un continuo scambio che risulta distrattivo. Ti insinua nella testa delle sensazioni strane, perché vieni in qualche modo condizionato. Se ti concentri su quello che il Merola di Belgrado mette in piedi, è facile che tu possa anche perdere 3 game senza renderti conto di cosa succede. Merola è un fenomeno nell’usare tutti questi accorgimenti. Sono sottili. Ci sguazza da una vita. E’ una furbizia intrinseca, di sangue, che o ce l’hai e sei capace di improvvisare o non c’è nulla da fare. I video di questi piccoli set cinematografici, di questi siparietti, vanno mandati e rivisti più volte. Va compreso il giocatore dentro il suo costrutto psichico. Una difesa dagli avventi avversi. Perché anche Djokovic si difende, non è solo da vedere come giocatore che fa gli scherzi. Questi sono anche meccanismi di difesa. Ha tutta una storia da raccontare il serbo, diversa da tutti gli altri. Come diverso da tutti gli altri è il tennis di Musetti. E questo può essere un punto di forza. Abbiamo assistito a una partita insulsa e bruttissima contro Rune; se rivista e rivisitata da Tartarini, può dare indicazioni precise sulla tattica da usare. Nel senso di rimanere concentrati, molto concentrati, giocare in una bolla dove l’altro non esiste. Battere Djokovic qui, necessita di frantumare le sue certezze, in una sorta di delirio esistenziale da trasporre sulla psiche del serbo. Il Musetti amanuense, quello che può arrivare per lunghi tratti a estraniarsi dal contesto e giocare in un dominio dell’eccellenza, d’istinto, con calma, è il Musetti da trasporre sul biliardo verde di Wimbledon. Quello concentrato ma vario, in modalità rimbambimento.

Quindi, la partita si può “vincere” resistendo in un certo senso a giochi che esulano da tennis tradizionale. Non farsi irretire dalla personalità del Merola. Sarebbe la fine. Ma credo Lorenzo in questo sia ormai navigato.

Dal punto di vista tecnico, perché poi la partita va giocata sul campo, cosa possiamo dire?

Beh, Djokovic gioca spesso dalla linea di fondo in avanti. Nell’ultimo quinto di campo. Da lì coi suoi colpi profondi dirige il gioco con una visione da realtà aumentata. Quindi, la prima cosa che mi viene in mente è toglierlo il più possibile da quella zona di comfort. Musetti deve cercare di fare almeno un piccolo passo avanti nel campo. No a passività a costo di fare errori. Non ha nulla da perdere Lorenzo. Per Djokovic, invece, la pressione è più alta anche se non è una finale.

Musetti può infastidire Merola e tirarlo fuori dalla C.Z. con lo slice di rovescio usato lungolinea portando allo sbilanciamento il Merola. Un Merola a fine carriera. Anche col dritto lavorato alto sopra la rete, profondo sul rovescio di Merola, può farlo arretrare. Può, in alternativa, con lo slice stretto incrociato – colpo che Musetti ha nel suo repertorio -, incrociare stretto sugli angoli all’altezza della mezzeria del campo per portarlo verso la rete. Lo ha fatto anche con Fritz. Quindi, usare colpi che lo fanno arretrare per poi giocare con strettini o smorzate. Non dare mai palle giostrabili con facilità. Anche il rovescio slice giocato al centro può risultare fastidioso. Non far comandare Merola da fondo in avanti, è fondamentale per far partita.

Sul servizio, purtroppo, Djokovic non è Pericardio. Nella seconda parte di carriera ha imparato che la velocità non è poi così importante e ha dato spazio al piazzamento. Guarda prima il tuo e poi ti serve dove serve.

Quindi, lì, Musetti deve continuare a muoversi, non dare mai indicazioni sul piazzamento. Cambiare la posizione spesso e leggere il lancio di palla. Guardare bene nei video dove lancia la palla sopra la testa e correlare il lancio al tipo di traiettoria. E’ un lavoro interessante. Qualcosa si può estrarre.

Musetti, ha risposto bene in questi ultimi match. Con Djokovic è più difficile, ma le misure si possono prendere dopo qualche game.

Il servizio di Lorenzo, può essere variato in kick sul rovescio di Djokovic. Per farlo giocare sempre sulla difensiva. Non esagerare con la fretta di dover far qualcosa di definitivo perché “altrimenti poi la chiude lui”. L’istinto va bene in alcune parti del match. Quelli col talento di Musetti possono avere momenti nei quali non si gioca, perché fanno cose che sui manuali non trovi. Prendere quel momento come un dono divino, ma tornare nel dominio di regolarità e ragionamento lucido quando serve. A Djokovic non piace essere preso a pallate anche per 2 o 3 game. Se fai due smorzate, te la fa pagare cercando di ridicolizzarti con altra smorzata nei punti successivi.  E’ un giocatore che non accetta l’affronto. Se va sotto veloce potrebbe inventarsi qualche fake problema. Basta metterla in preventivo ancor prima di entrare.

Il dritto di Musetti. Quello va spinto sin da subito senza timore, cercando gli angoli, ma anche usato alto al centro.  Djokovic, soffre probabilmente più Alcaraz, perché partono delle mine improvvise che non controlli. E quindi ti può sovrastare brutalizzandoti. E gioca d’istinto per molti tratti del match. Musetti è più antiquario dei veri gesti bianchi, uno che posiziona la palla con le mani. Quindi il teorema fondamentale è quello di smontare il gioco di Djokovic non dando ritmo. Djokovic ha bisogno di un certo ritmo per ritrovare la ricorsività robotica. Qui ha giocato poco e tutto è andato via facile. Potrebbe avere qualche ruggine. Picchiare sul lato dove qualche vite è allentata o non oliata bene. Ha comunque 37 anni.

Bene, forza Musetti.

Qui sotto qualche considerazione sulla sconfitta di Sinner:

Numero 1: Sinner è numero 1 del mondo con migliaia di punti di vantaggio; Djokovic è dietro di migliaia di punti e Alcaraz lo stesso; qualcuno può dire che contino i tornei e non la classifica; conta la continuità e darsi sempre una possibilità per arrivare almeno ai quarti nel major, dove abbiamo visto gira sempre per poco – qualche volta a favore – vedi Australia – 2 volte contro vedi Parigi e Londra; e quando è così, nell’epoca odierna, vuol dire che si sta lavorando bene.

Numero 2: chi paventava il Grande Slam, dopo Federer – quindi  anche per Sinner – è uno sprovveduto.

Numero 3: il peso di aver raggiunto il numero 1 in così giovane età, dopo l’epoca dei tre, non è indifferente; aggiungiamo il peso delle continue aspettative di media e giornali sul dover fare financo il GS.

Numero 4: una sconfitta con un devastatore seriale come Medvedev ci può stare, visto che Sinner arriva da un tabellone difficile con due set point annullati nel terzo (che avrebbero cambiato il corso del match) e con una notte insonne alle spalle; capita e, a dispetto di quello che si pensi sulla meticolosità di Sinner nel spaccare il capello, anche lui è umano e disorganizzato;

Numero 5: dimenticate quello che han fatto quei tre là. Forse non accadrà più. Abbiamo visto De Minaur infortunato all’anca, Zverev che si è fatto male al ginocchio e un sacco di altri infortuni continuativi ed esasperanti; il gioco è cambiato e anche la gente che osserva il gioco è cambiata. E’ tutto più caotico.

Numero 6: meglio non pensare solo al tennis in maniera unidirezionale, ma cercare una via di fuga dal perfezionismo. Questo aiuta a smollare le tensioni e a buttarla sul ridere; ci saranno altre 100 possibilità.

Numero 7: Sinner ha già parlato di Olimpiadi e di Us Open; meglio stare su quello che succede la prossima ora e non mettersi ulteriori tensioni su tornei lontani e programmazione esasperante; a differenza delle altre generazioni queste sono caricate di aspettative esponenziali da parte di tutto l’apparato esterno e questo è deleterio; più che altro per come poi vengono vissute.

Numero 8: “Sinner al quinto non funziona” è una baggianata e lo si evince dai punti precedenti.

Numero 9:  Sinner ha il grande merito di aver ‘portato’ anche Musetti in semifinale. Ha creato per il tennis italiano un effetto volano non indifferente.

Numero 10: Non capisco perché questi giocatori italiani siano inseguiti nei tornei “privati” dai dirigenti della FITP, nelle conferenze stampa e tutto il resto; cioè lo capisco, ma la funzione dovrebbe essere quella di promuovere il tennis sul territorio e non di vivere di luce altrui.

Ultima considerazione:

Vogliamo un quinto set tra Alcaraz e Medvedev; noi seguiamo questo Wimbledon per osservare quanto lunga diventa la stringa vincente di Alcaraz al quinto. Quando Alcaraz va via al quinto in Ferrari e Medvedev arranca su una Matra-Simca Bagheera coi vetri oscurati e il cambio incriccato, lì, noi troviamo la vera essenza di questo sport; trovare la quadra a una situazione che non quadra; l’interesse va alle discontinuità improvvise dentro la continuità ricorsiva dei set e le storie sempre uguali; un random walk che può diventare impetuoso e cambiare la storia breve.

 

Il pronostico: sopra Alcaraz ha qualcosa in più di Medvedev sul piano del gioco. Quindi credo possa prevalere alla distanza. Non sarà agilissimo, anche perché l’ Alcaraz visto fin qui non è proprio da corsa. Può anche crescere un po’, però.

Su Musetti vs Djokovic. Dipende da quante aspettative mette Lorenzo su una partita così. Sono sempre i pensieri e le aspettative che possono danneggiare. Se gioca senza pesi c’è partita. La vince probabilmente Djokovic, ma dovrà sudare.  Alcaraz vs Djokovic la finale più probabile. Ma saranno due partite tirate.

 

Splendida la Paolini, comunque vada la semifinale. Nella sua più bella spettacolarità coloristica (cit.)

 

Buon tennis a tutti,

Piacentini Gianluca.

Postato 11-7-24 alle 16,31

 

 

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