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Parigi, ultimo atto: Djokovic quasi a 23 Slam, riscriverebbe la storia di questo sport.

Il goat dei cervelli si appresta a vincere il 23° Slam e a entrare nella storia. Come da pronostico azzeccato la finale sarà Djokovic – Ruud.

Su Djokovic – Alcaraz: bel match, i primi due set giocati a un’ intensità fuori quadro. Alcaraz ha avuto 4 palle break totali nel primo set (100% (4/4) salvate da Djokovic). Ma, il set, lo ha incamerato Djokovic con un’ intelligenza tattica fuori dal comune. La profondità dei colpi da fondo, si era detto nel precedente pezzo, risultava fondamentale per far perdere sicurezza ad Alcaraz. Le prime di servizio variate al 71% nel primo set. Il gioco spezzato. Fenomeno tattico il serbo. Alcaraz, bisogna essere onesti, altrettanto fenomeno. Nessuna bolla intrapsichica iniziale, ha giocato due set alla pari. Diciamo che Djokovic, convertendo la palla break sul 5 pari nel secondo set, poteva andare sopra 2 set a 0. Ma i primi due set sono stati molto faticosi. Sembrava dovesse patire l’over 35 di Belgrado, ma in realtà questa volta la partita si è decisa quasi fuori dal campo. Nessuna bolla dentro, ma le aspettative fuori. E qui possiamo aprire una piccola parentesi sul fenomeno spagnolo. Sembra che questo ragazzo precocissimo, sia caricato di aspettative che può gestire contro molti che vanno con lui in bolla intrapsichica, ma non contro delle leggende del tennis. E non in tutti i contesti importanti. E poi gli infortuni sempre nei momenti topici della stagione. Da rivedere. Il fatto di voler giocare subito la semifinale finito il suo quarto di finale contro Tsitsipas, questa gran passione che ha dentro, brucia tante energie. Aveva fretta di chiudere il torneo, lo spagnolo. Se aggiungiamo il fatto dei due giorni di riposo, Alcaraz ha vissuto male questa storia. Ha accumulato tensione, esplosa nel momento in cui si è reso conto di avere di fronte uno che ti pone delle questioni diverse, rispetto al tennista nei primi 20 senza grandissima esperienza di match importanti. Eppure ha giocato alla pari, e questo è un dato importante da evidenziare in grassetto. Questa tensione che andava avanti da giorni, è sfociata nei crampi da stress all’inizio del terzo set. Il corpo di Alcaraz non ha retto per via dell’emotività. C’è una cosa da dire. A mio parere il team di Alcaraz, ha pensato forse di tirare una palla da bowling e di avere di fronte un birillo che cade. Ferrero, che parla di ‘tennisti di oggi’ che tirano tutto senza un senso. E’ quello che un po’ è successo al Alcaraz con Djokovic. Tirare senza tattica. Nessuna palla interlocutoria, nessuna variazione. C’è un po’ di supponenza. Io lo vedo in alcune dichiarazioni passate, ma non essendo dentro la questione, non si può con precisione dire come gestiscono la preparazione dei match. Ma il pensiero che questo ragazzo arrivi in ogni situazione e non ci sia più nulla da fare per nessuno, quello c’è. Hanno provato, così, cosa vuol dire trovarsi di fronte ad un enigma più difficile.

Dopodiché, onestamente, se Alcaraz non avesse avuto i crampi nel terzo, non so come sarebbe andata a finire. Probabile lunga, un quinto set e poi chissà. Ma sta storia lascia il tempo che trova, perché c’è un campo e la gestione della questione la devi vedere a 360°. Questo ragazzo tiene un Djokovic per due set a livello di gioco. Bisogna dargli atto di essere un fenomeno. Poi, ripeto, c’è una questione tattica da sviscerare non essendo tutti birilli i giocatori che incontri. Devi plasmarti in un intorno di Djokovic e cercare di osservare in corso d’opera. La fisica Randall diceva che dobbiamo osservare l’universo, ma imparare l’inclinazione di osservazione per non perdersi nel fumo. E così, questo, si può traslare all’animo umano: Djokovic è un universo complesso, come ogni individuo. Devi sapere, come, in quale maniera, osservare il serbo e con quale angolazione visiva. Djokovic lo ha saputo fare, mentre Alcaraz se incontra qualcuno che gli pone problemi, continua a proporre un gioco “irriguardoso”. Qualche dubbio sulla gestione rimane, anche per il futuro. Ma aveva contro Djokovic. E’ una grande esperienza per giocare in maniera diversa la prossima volta.

Sulla finale con Ruud, Djokovic parte favorito (può lasciare massimo un set). Comunque non sottovalutare il Norvegese, che ha un gioco da terra perfetto ed è un piccolo muro. E ha più di 10 anni meno rispetto al serbo. Nessun match è sicuro finché non è finita. Il Norvegese sbaglia poco è metterà in pratica una tattica che potrà dar fastidio a Djokovic in qualche finestra del match. Quella che da fondo avrebbe dovuto mettere in pratica Alcaraz.

E’ probabile che all’imbrunire di domenica 11 Giugno, Ruud, si troverà solo in una stanza a canticchiare nelle sua testa una canzone del misterioso avvocato astigiano. “ Sono un vecchio sparring partner e non l’ ho vist(a) mai… una calma più tigrata più segreta di così”. La calma che lui riferisce a Djokovic. Perché esternamente si può vedere la calma del serbo, ma quello che passa nel suo universo interno è indecifrabile. E questo ha prodotto un campione fuori dallo spazio-tempo.

Buon proseguimento, Piacentini Gianluca

Postato il 10.6.23 alle ore 12,00

 

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